Hanno sortito l’effetto desiderato i due anni di quantitative easing praticati dalla Banca Centrale Europea? La volontà del governatore Mario Draghi di stabilire tassi negativi in merito ai depositi overnight degli istituti di credito europei risale in realtà a circa tre anni fa.
I tassi restano negativi, toccando il -0,4%, ma l’intento dell’iniziativa sembra ancora lontano dal realizzarsi. La BCE avrebbe voluto portare le banche al prestito nei confronti di imprese e privati. Un concreto incentivo allo sviluppo della ripresa economica.
Tassi di interesse BCE: la sfida di Draghi
Nonostante le aspettative riposte nella sua opera, Draghi è costretto a prendere atto di un’efficacia solo parziale. Dalla metà del 2014 a fine gennaio di quest’anno i deposti degli istituti di credito presso la Banca Centrale sono incrementati di 1.100 miliardi. Un fenomeno parallelo all’aumento dei risparmi di privati e imprese: accresciuti di 802 miliardi.
Malgrado importi così elevati, i finanziamenti erogati hanno fatto registrare una crescita di solo l’1,6% che corrisponde, in valore assoluto, a 169 miliardi.
Per una valutazione completa, va tenuto presente che prima dell’avvento dei tassi in chiave negativa i finanziamenti nell’area euro erano soggetti a un trend al ribasso, -5,2%.
Al governatore italiano quindi va comunque riconosciuto il merito di aver saputo invertire l’orientamento del mercato.
Prestiti interbancari in netto calo
Dalla metà del 2014 i finanziamenti interbancari hanno subito una pesante battuta d’arresto nell’eurozona. I dati evidenziano una riduzione di circa 400 miliardi. Gli fanno eco i 600 miliardi in meno investiti nell’acquisto di Bond a opera degli istituti bancari.
Questo fenomeno ha colpito negativamente soprattutto le banche dell’Europa meridionale. Sono state invece favorite quelle francesi e tedesche. Quest’ultime due hanno ridotto le esposizioni nei confronti delle banche iberiche, irlandesi e italiane per quasi 150 miliardi.
La politica della banca centrale, durante lo scorso anno, avrebbe inciso esclusivamente sulla redditività bancaria ma non sulla liquidità accordata all’economia reale.
Tassi negativi: Quantitative easing 2017 e oltre
Il quantitative easing sarà ulteriormente procrastinato per almeno tutto il 2024, stando alle letture degli addetti al settore. Terminata questa fase assisteremo a un nuovo incremento dei tassi? Difficile fare previsioni, di sicuro c’è che la politica di Draghi, caratterizzata da tassi negativi, ha avuto un’efficacia piuttosto contenuta in rapporto ai costi sostenuti.