Prestiti per cattivi pagatori con cessione del quinto: i beneficiari
L’accesso al credito è piuttosto complesso, tanti i vincoli da rispettare e sempre più stringenti i requisiti imposti da banche e finanziarie. La situazione diventa ancora più complessa se il richiedente ha già avuto problemi nella restituzione di altri finanziamenti. È sufficiente non aver pagato con la dovuta puntualità qualche rata per essere iscritti nei database della Centrale Rischi. Il cliente diviene così un cosiddetto “cattivo pagatore” e il suo nominativo è conservato nei relativi archivi per un massimo di tre anni dalla conclusione del prestito.
Lo status di cattivo pagatore determina un incremento dei rischi di insolvenza, un profilo che riduce al minimo l’opportunità di accendere un nuovo finanziamento. La soluzione però esiste e si chiama cessione del quinto. Scopriamo quindi insieme come funziona e quali caratteristiche hanno i prestiti per cattivi pagatori con cessione del quinto.
La cessione del quinto rientra nell’ambito dei prestiti personali e consente di ottenere somme fino a 60mila euro. È disposto un tasso di interesse fisso e una rata non superiore a un quinto di stipendio o pensione del richiedente.
I beneficiari sono i lavoratori a tempo indeterminato e i pensionati. In certi casi anche i dipendenti a tempo determinato possono vedersi accordato questo finanziamento, purché la durata del prestito sia inferiore a quella del contratto di lavoro.
Come funziona la modalità di rimborso della cessione del quinto
Ma perché anche i cattivi pagatori possono fruire della cessione del quinto? La risposta è da ricercarsi nella modalità di rimborso. La rata è trattenuta dall’assegno mensile da parte del datore di lavoro o dall’ente che eroga la pensione. Non è quindi il beneficiario in prima persona a versare la rata, subisce più semplicemente una trattenuta diretta.
L’istituto bancario richiede inoltre, sempre a garanzia di rimborso del finanziamento, la sottoscrizione di una assicurazione obbligatoria, che interviene nell’eventualità di morte o perdita del lavoro.
Qualora il beneficiario della cessione del quinto sia un dipendente di un’impresa privata, la società assicurativa può pretendere il rispetto di altri requisiti relativi all’azienda stessa: tipo di società, numero minimo di dipendenti, capitale sociale. La banca, invece, può pretendere che il dipendente fornisca il Trattamento di fine rapporto accumulato come garanzia per il rimborso del finanziamento.
La rata rimane costante per l’intera durata del piano di ammortamento e non può superare un quinto di stipendio o pensione. In generale quindi la somma globale richiesta dipende in misura diretta dal reddito del cliente.
Il datore di lavoro non può opporsi all’intervento di cessione del quinto, anche se dovrà confermare alla banca la presenza del contratto di lavoro.